Tecnoscuola

di | 4 Novembre 2014

Qualche giorno fa un amico docente mi raccontava delle quotidiane difficoltà nell’uso dell’ aula informatica del suo istituto. Dalle informazioni che mi ha potuto dare mi sono fatto l’idea che, in estrema sintesi, l’aula sia – banalmente – giusto di un gruppo di PC connessi ad internet, connessione su cui peraltro non viene effettuata alcuna forma di filtraggio. E’ ovvio che, con queste condizioni al contorno, che non solo sia difficile utilizzarla efficacemente per le lezioni, ma che l’utilità concreta dell’infrastruttura sia estremamente scarsa.

E’ stato il punto di partenza per chiedergli un po’ più di informazioni sull’organizzazione informatica della struttura scolastica. Il quadro che mi ha fatto è stato alquanto deprimente. Come era facile immaginare, l’istituto non ha risorse interne a cui affidare, anche part-time, la gestione e la programmazione del comparto informatico, mentre le attività di manutenzione sono state invece assegnate ad una ditta esterna, selezionata con una gara assegnata al massimo ribasso.

Non c’è quindi da meravigliarsi di questo stato di cose. E’ un errore frequente, e non solo nella pubblica amministrazione, quello di scambiare l’attività di manutenzione con quella di progettazione e programmazione. Sinceramente lascia un po’ di sconcerto il constatare come – nel 2014 – sia difficile comprendere che il computer non è uno strumento convenzionale, progettato per fare una sola cosa, ma uno strumento che può dare risultati ottimi o pessimi in relazione al metodo usato nel suo impiego. E che le scelte di fondo sulle metodologie non possono essere affidate a dei manutentori (che, per definizione, dovrebbero avere lo scopo di tenere in efficienza lo status-quo).

Prendiamo l’esempio di partenza, l‘aula informatica. Che sia destinata alla didattica generale o all’insegnamento delle tecnologie informatiche il discorso non cambia di molto, e non è certo sufficiente avere un ambiete con n postazioni (solitamente per n*2 allievi) più la postazione del docente, anche se in rete, per definirla tale.

Un’aula pensata per la didattica deve essere dotata di strumenti finalizzati a questo scopo.

Innanzitutto serve un software di gestione. Il docente deve avere il controllo completo dei computer facenti capo alla sua aula. Il docente deve potere controllare dal proprio computer ogni postazione allievo, avere la possibilità di trasferire sui PC degli allievi il materiale didattico, ‘spegnere’ i monitor quando serve l’attenzione della classe, andare in condivisione delle risorse con un allievo che richiesa supporto – giusto per indicare le principali funzioni di una aula moderna. In un passato erano impiegate soluzioni hardware dedicate, sicuramente costose. italc-1.0.6_1Oggi, però, si fa tutto via software, ed oltre a soluzioni commerciali proprietarie, comprese versioni lite freeware, c’è anche del software open source liberamente utilizzabile come, ad esempio, iTALC – una soluzione moderna, completa e multipiattaforma, liberamente utilizzabile senza problemi, rilasciata sotto licenza GNU-GPL.

Poi è altrettanto necessario avere un sistema di persistenza dei dati. E’ matematico che l’attività degli alunni necessiti di dati, sia di lavoro che prodotti dell’attività didattica, che certo non possono essere conservati localmente, sulle singola postazioni, o anche in un’area condivisa comune. Per quanto una soluzione praticabile potrebbe essere costituita dall’uso di memorie rimovibili USB personali, queste costituiscono un rischio molto grande. Potenzialmente sono veicolo di ‘infezione’ di virus, specialmente se le postazioni utilizzano sistemi operativi della casa di Redmont. Una soluzione più efficiente è costituita dall’assegnazione di un’area di lavoro personale, su di un server di istituto, su cui l’alunno può memorizzare il proprio lavoro in maniera permanente, mantenendo la riservatezza del dato stesso e garantendone nel contempo l’accessibilità da ogni postazione. Per questa attività, viste le minime risorse necessarie, sarebbe sufficiente un piccolo Nas – ricavabile installando Linux o BSD su di un vecchio PC.

Allo stesso modo è fondamentale, specie al giorno d’oggi, filtrare l’accesso dei computer dell’aula informatica ad internet. Filtraggio che non può essere statico, cioè basato su liste, ma dinamico. Deve essere il docente stesso a potere decidere quali siano i siti accessibili nel corso della lezione e quali no, o anche disabilitare del tutto il filtraggio nelle situazioni in cui questo sia necessario.

E, giusto per chiudere l’elenco delle funzioni base di un’aula didattica, è necessario prevedere un meccanismo che assicuri che la configurazione di ogni postazione rimanga costante e coerente ad ogni uso della stessa. E’ infatti non solo possibile, ma addirittura probabile, che nel normale uso si possano alterare, anche involontariamente, dei parametri operativi. Questo porta inesorabilmente ad avere un’aula composta da postazioni che rispondono in modo diverso agli stessi input. Ed è evidente quanto questa condizione produca effetti deleteri durante le lezioni.

Si potrebbe andare oltre, ma mi fermo a queste, che sono giusto le funzioni base.

Sono cose complesse e costose da implementare?

Certamente no. C’è grande abbondanza di software open source per realizzare, in via tutto sommato semplice, queste ed altre funzioni senza dovere fare investimenti onerosi. E’ sufficiente utilizzare in modo intelligente ed oculato l’hardware a propria disposizione per ottenere maggiore efficienza ed incisività nell’attività didattica.

Certo, quello che serve è una maniera diversa di vedere il ruolo dell’informatica nell’ambito dell’attività didattica. Appropriato, da questo punto di vista, è lo slogan pubblicitario usato anni or sono da una nota casa di informatica: «Think different.». Nel caso in oggetto, è l’informatica che deve seguire il passo della didattica, e non il contrario.

Per farlo, però, bisogna acquisire la volontà di progettare, con motivazione e competenza, un percorso evolutivo….

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