Verso un Modello Digitale Ibrido

Per una volta esco dal mio ambito prettamente tecnico: alcune considerazione a valle degli outage di queste settimane.

Verso un Modello Digitale Ibrido per la Crescita, la Sicurezza e la Coesione del Paese

La trasformazione digitale rappresenta una delle leve strategiche per la competitività nazionale, la sicurezza delle istituzioni e lo sviluppo socio-economico dei territori. Tuttavia, la crescente esternalizzazione delle funzioni informatiche verso grandi player globali comporta rischi sistemici che lo Stato e il tessuto produttivo non possono ignorare.
Il presente documento intende delineare una visione politica chiara e un insieme di orientamenti operativi per preservare la sovranità digitale, rafforzare la capacità tecnologica interna e generare ricadute economiche diffuse sul territorio nazionale.

La criticità dell’attuale modello di dipendenza tecnologica

Negli ultimi anni, una quota crescente delle infrastrutture informatiche, dei dati e dei processi decisionali delle imprese italiane è stata trasferita a fornitori esteri di grandi dimensioni.
Questa tendenza produce effetti negativi su più livelli:

1.1 Perdita di sovranità e controllo

Quando il core informatico aziendale risiede su piattaforme globali, il Paese perde la capacità di governare direttamente dati critici, logiche operative e servizi essenziali, esponendosi a rischi geopolitici, regolatori e commerciali.

1.2 Indebolimento della forza lavoro nazionale

La dismissione dei comparti IT interni riduce la domanda di competenze tecnologiche sul territorio italiano, impoverendo il capitale umano e comprimendo opportunità per giovani e professionisti qualificati.

1.3 Riduzione del valore economico interno

I costi sostenuti per servizi cloud e infrastrutture digitali estere comportano una costante uscita di capitale dal circuito economico nazionale, con un impatto negativo diretto sul PIL e sul moltiplicatore interno degli investimenti.

1.4 Rischio di perdita di controllo pubblico

L’esternalizzazione di funzioni strategiche (sanità, amministrazione pubblica, identità digitale, infrastrutture critiche) limita la capacità dello Stato di garantire continuità, sicurezza e affidabilità dei servizi essenziali.

1.5 Squilibrio fiscale

I grandi player globali dispongono di una forza contrattuale tale da ottenere regimi fiscali fortemente vantaggiosi, riducendo il contributo effettivo alla fiscalità nazionale e generando concorrenza asimmetrica rispetto agli operatori italiani.


L’alternativa: un modello digitale ibrido e sovrano

È necessario promuovere un modello ibrido che integri infrastrutture on-premise, data center nazionali e – dove opportuno – cloud pubblici globali.
Questa architettura offre vantaggi strategici rilevanti:

2.1 Rafforzamento delle competenze nazionali

La gestione di infrastrutture locali e ibride alimenta la diffusione di competenze avanzate in ambito IT, cybersecurity, rete, storage e orchestrazione, potenziando la resilienza tecnologica del Paese.

2.2 Ricadute economiche territoriali

Gli investimenti in data center nazionali, servizi ICT locali e poli tecnologici regionali generano occupazione diretta, indotto e sviluppo imprenditoriale sul territorio.

2.3 Stimolo alla ricerca e all’innovazione

Un ecosistema digitale domestico consente la nascita di startup, competenze interdisciplinari e collaborazione tra imprese e università in ambiti altamente innovativi.

2.4 Maggiore resilienza e sicurezza

Il controllo diretto su infrastrutture critiche riduce la dipendenza da contesti geopolitici instabili e consente una gestione autonoma di emergenze, incidenti e continuità dei servizi pubblici.


Politiche industriali per un ecosistema tecnologico nazionale

Per realizzare un’infrastruttura digitale sovrana e competitiva, lo Stato deve promuovere un piano strategico articolato su quattro assi principali.

3.1 Incentivi e governance

  • Introduzione di incentivi fiscali per investimenti in data center nazionali e infrastrutture ibride.
  • Clausole di sovranità digitale negli appalti pubblici per dati e servizi sensibili.
  • Programmi di co-investimento pubblico-privati per la creazione di cloud nazionali e piattaforme interoperabili.

3.2 Competenze e formazione

  • Piani nazionali di formazione tecnica in cloud engineering, cybersecurity, data management.
  • Sostegno alle imprese che assumono giovani tecnici e ingegneri informatici.
  • Rafforzamento dei poli universitari e dei centri di ricerca nelle regioni a bassa densità tecnologica.

3.3 Regole e standard

  • Norme di localizzazione dei dati per settori critici.
  • Obbligo di interoperabilità e portabilità dei dati per i servizi digitali utilizzati dalla PA.
  • Monitoraggio delle concentrazioni di mercato e garanzie contro posizioni dominanti che limitino la libertà di scelta dei fornitori.

3.4 Coesione territoriale

  • Incentivi alla costruzione di data center e poli digitali in aree svantaggiate del Paese.
  • Potenziamento della connettività e delle infrastrutture energetiche locali per supportare nuovi insediamenti tecnologici.
  • Sviluppo di distretti digitali in grado di contrastare lo spopolamento delle zone periferiche e interne.

3.5 Abilitatori Trasversali e Collaborazione Europea

La realizzazione del modello ibrido sovrano richiede non solo politiche settoriali, ma anche l’attivazione di abilitatori trasversali e un posizionamento strategico a livello internazionale.

3.6 Capacity Building della Pubblica Amministrazione

È essenziale potenziare le competenze digitali all’interno delle pubbliche amministrazioni centrali e locali. Senò, le stesse politiche di sovranità digitale rischiano di non essere efficacemente governate, monitorate e fatte rispettare.

  • Piano Nazionale di Competenze Digitali per la PA: Avvio di un programma strutturato di recruitment, upskilling e reskilling per creare un corpo di “architetti della sovranità digitale”, esperti in procurement tecnologico, cybersecurity e gestione di infrastrutture ibride.
  • Centri di Eccellenza: Istituzione di centri di competenza interministeriali per supportare gli enti pubblici nella transizione, fornendo linee guida, modelli architetturali e assistenza tecnica.

3.7 Sostenibilità Economica e Valutazione degli Investimenti

Per rispondere alle obiezioni sui costi iniziali, è necessario adottare una metrica di valutazione degli investimenti che vada oltre il semplice prezzo di acquisto.

  • Total Cost of Ownership (TCO) Sovrano: Introduzione di linee guida per la valutazione del Ciclo di Vita Totale (Total Cost of Ownership) degli appalti digitali, che internalizzi i benefici in termini di sicurezza nazionale, ritorno fiscale, occupazione locale e riduzione del rischio sistemico.
  • Fondo di Transizione Digitale Sovrana: Creazione di un fondo dedicato, anche a partecipazione pubblica-privata, per co-finanziare la migrazione di carichi di lavoro critici verso infrastrutture ibride e nazionali, affrontando il costo iniziale di transizione.

3.8 Leadership nel Contesto Europeo

La sovranità digitale italiana non deve essere autoreferenziale, ma deve proporsi come pilastro di una sovranità tecnologica europea.

  • Allineamento con GAIA-X e IPCEI: Allineamento strategico e partecipazione attiva ai progetti europei per cloud e dati (come GAIA-X) e ai Progetti di Comune Interesse Europeo (IPCEI) nel digitale, per definire standard comuni, garantire interoperabilità e accedere a fonti di finanziamento UE.
  • Cooperazione Transalpina: Promozione di alleanze strategiche con altri Stati membri che condividono l’obiettivo della sovranità digitale, per creare un mercato integrato europeo di provider cloud “trasparenti e sovrani”, in grado di competere con gli oligopolisti globali.

Obiettivi strategici di medio e lungo periodo

Il piano si propone di raggiungere i seguenti risultati strutturali:

  • Ospitare sul territorio nazionale la maggioranza dei dati sensibili e critici del Paese.
  • Aumentare il numero di posti di lavoro qualificati nel settore ICT, con particolare attenzione alle regioni meno sviluppate.
  • Ridurre la dipendenza tecnologica dai grandi operatori globali nei settori strategici.
  • Trattenere nel Paese una quota più consistente del valore generato dalle attività digitali.
  • Promuovere la diffusione di competenze avanzate come leva per la competitività industriale e la sicurezza nazionale.

Conclusioni

La sovranità digitale non rappresenta una scelta ideologica, ma una necessità strategica per garantire autonomia, sicurezza, crescita economica e coesione sociale.
Un modello digitale ibrido, radicato su infrastrutture nazionali e competenze diffuse, costituisce la strada più equilibrata per coniugare innovazione e interesse pubblico.
Attraverso politiche mirate e investimenti intelligenti, l’Italia può trasformare la sfida della dipendenza tecnologica in un’opportunità di sviluppo, rilancio industriale e riequilibrio territoriale.

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